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VARSAVIA 2017 Concorso

The Miner: una verità sepolta

di 

- La regista slovena Hanna Slak racconta la vera storia di un uomo in cerca della verità nonostante tutto

The Miner: una verità sepolta

Uno degli argomenti da sempre affrontati dai paesi dell’ex Iugoslavia (compreso il cinema) è il perpetuo senso di crisi esistenziale a causa della lunga e insopportabile transizione dal socialismo al capitalismo. L’altro è l’ossessione del recente, e un po’ più distante, passato: guerre, crimini di guerra, tragedie nazionali e miti nazionalistici. Per la Slovenia, il paese più sviluppato tra questi, esiste un altro importante argomento: quello di almeno due generazioni di immigrati provenienti dalle parti più meridionali dell’ex federazione. E The Miner [+leggi anche:
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, il terzo film scritto e diretto da Hanna Slak, presentato in anteprima mondiale al Festival del cinema di Varsavia, affronta tutte e tre le questioni, ma non nel modo che ci si aspetterebbe.

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In primo luogo, il film si basa su eventi reali e su un diario intitolato Nobody di Mehmedalija Alić, un minatore di Srebrenica trasferitosi in Slovenia quando era un ragazzino, che perse entrambi i fratelli durante la sanguinosa guerra in Bosnia e fu colui che trovò i corpi dei civili uccisi alla fine della Seconda guerra mondiale in una miniera abbandonata chiamata Huda Jama, vicino alla città di Laško. In seguito alla scoperta, rivelò tutto. Nelle sue interviste con i media slovacchi durante la première del film al festival nazionale del cinema di Portorož, la regista, che aiutò Alić a scrivere il libro, ha più volte rimarcato che The Miner non è un documentario, ma piuttosto un’opera di fantasia, sui meccanismi del tentativo di coprire la faccenda più che sulla vicenda Huda Jama in generale.

Il personaggio inventato del minatore Alija Bašić, interpretato in maniera impeccabile dall’attore croato Leon Lučev, conosciuto al pubblico per i suoi ruoli in Circles [+leggi anche:
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e Esmas Song, è l’archetipo dell’uomo che cerca di mantenere la sua famiglia, ed è un gran lavoratore sottovalutato in un periodo di crisi economica globale. Gli viene dato l’incarico dal suo capo (uno spietato Jure Henigman) di esaminare la miniera abbandonata per assicurarsi che non ci sia niente lì dentro – e di fare velocemente un rapporto. Il problema è che la miniera non è affatto vuota: i muri che si trova davanti sono stati costruiti per un preciso motivo. L’unico disposto a raccontargli la verità è un uomo del luogo interpretato dal grande attore slovacco Boris Cavazza, ma ha paura di parlare apertamente, dato che le autorità non hanno interesse a riportare alla luce 60 anni di segreti sulla morte di questi civili.

Alija non si ferma qui: continua a indagare e avverte la polizia e la stampa, in quanto vuole soltanto fare ciò che è giusto, pur rischiando di essere licenziato (per cominciare). Secondo lui, i morti dovrebbero ricevere una sepoltura adeguata per poter finalmente riposare in pace.

The Miner funziona bene sia come film che come affermazione. La ragione è sfacciata in qualche modo: l’efficace simbolismo del personaggio di Alija, della sua famiglia e della sua situazione, la bravura della regista Slak e la splendida performance di Lučev. L’attore è noto per la sua scelta di interpretare dei ruoli in film socialmente impegnati, ma qui ha superato se stesso, riuscendo persino a padroneggiare il difficile dialetto degli immigrati slovacchi. D’altra parte, Slak ha un grande senso dell’atmosfera, combinando l’oscurità del dramma sociale con la tensione di un’opera di genere. La decisione di non avere una colonna sonora fino alla catartica scena finale è stata molto saggia.

The Miner è una coproduzione tra la società con sede a Lubiana Nukleus Film e la società tedesca Volte.

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(Tradotto dall'inglese da Giulia Gugliotta)

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