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Peter Mullan

Il Vangelo secondo Peter

di 

- Presentato a Venezia Magdalene. Il secondo lungometraggio del regista scozzese punta coraggiosamente il dito contro la crudeltà di una delle istituzioni cattoliche d’Irlanda

Nessuna prigione è forse stata più ingiusta e crudele di quella istituita dalla Chiesa Cattolica nel 19mo secolo in un’Irlanda devastata dalla povertà e ottusamente sollecita nell’osservarne i dogmi e i precetti. Spazzati via alle soglie del 21mo secolo, gli Istituti Magdalene ospitarono centinaia di giovani donne abbandonate dalle proprie famiglie e rinchiuse con l’unica colpa di essere orfane o solo povere, di aver subito uno stupro o aver dato alla luce un figlio fuori dal matrimonio. Scavando in questo passato recente l’attore e regista Peter Mullan affronta il suo secondo lungometraggio, Magdalene [+leggi anche:
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, con lo sguardo acuto e la ‘lingua tagliente’ che gli è propria, raccontando la storia di soprusi fisici e mentali delle centinaia di giovani donne che passarono la vita come serve di Dio vivendo un incubo dal sapore tristemente medioevale. “Sono cattolico anche io – ha detto il regista –, la mia anima è stata consegnata a Dio quando avevo solo due settimane e in età adulta per aiutare il mio prossimo sono venuto a contatto con alcuni conventi. Ho lavorato gomito a gomito con una suora di un centro di aiuti per donne in difficoltà e posso dire che è stata la persona più cattiva che io abbia mai conosciuto: con la sua piccola voce gentile diceva cose di una crudeltà inenarrabile”.

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L’autore di Orphans e il premiato protagonista di My name is Joe si ispira ad un documentario trasmesso su Channel 4 e punta coraggiosamente il dito contro una realtà ecclesiastica che sembra aver perso il sentimento della compassione e che “dovrebbe riflettere su ciò che ha fatto nel 20mo secolo prima di affrontare il 21mo”. Abile a riunire uno straordinario cast di attrici irlandesi, il regista scozzese si fa forte della lezione di Ken Loach, girando in sequenza l’intera sceneggiatura. “Una facilitazione che mi ha assicurato l’intensità della partecipazione delle attrici”. Una storia nient’affatto circoscritta ai confini irlandesi o scozzesi ma con una valenza tristemente universale: “E stato durante le riprese che mi sono reso conto che la Chiesa cattolica non era poi così distante da quella mussulmana”, ha detto Mullan, concludendo:” Tutte queste religioni così potenti hanno la caratteristica comune di considerare la donna come unica detentrice del peccato, facendo pagare loro con violenza la propria femminilità”.

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