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VENEZIA 2021 Settimana Internazionale della Critica

Gábor Fabricius • Regista di Erasing Frank

“Non credo sia possibile ricreare qualcosa di reale costruendo un set, bisogna trovare i set giusti”

di 

- VENEZIA 2021: Questo dramma in bianco e nero sul metodo abusivo del regime ungherese negli anni '80 riflette anche il presente

Gábor Fabricius • Regista di Erasing Frank
(© Settimana Internazionale della Critica di Venezia)

Il regista ungherese Gábor Fabricius ha presentato il suo primo lungometraggio, Erasing Frank [+leggi anche:
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intervista: Gábor Fabricius
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, alla Settimana della Critica della Mostra del cinema di Venezia di quest'anno. Fabricius debutta con un dramma altamente suggestivo su un giovane che viene trattato come un nemico politico a causa della sua musica presumibilmente sovversiva. Abbiamo parlato con il regista del concetto del film, delle sue ricerche e della sua ispirazione visiva.

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Cineuropa: Perché è importante per lei raccontare questa storia oggi?
Gábor Fabricius:
Penso che la nostra coscienza sia piuttosto fragile. Il modo in cui vediamo il mondo si basa sulle informazioni che assorbiamo ogni giorno attraverso canali diversi, è così che comprendiamo la realtà. Da giovani ascoltiamo storie e ci confrontiamo con i valori che formano la nostra identità. Se alcune informazioni vengono bloccate o siamo male informati, questo ha ovviamente un impatto su come vediamo il mondo. Ho l'impressione che questo sia un problema sempre più grande. È facile modificare le informazioni, anche solo un po', per farti pensare in modo diverso. Le statistiche dicono che le persone consumano i media 6,5 ore al giorno e questo rende abbastanza facile fare il lavaggio del cervello a qualcuno. Con il film volevo mostrare come poteri diversi siano in grado di modificare il nostro modo di pensare, quando si tratta di questioni politiche, economiche e ideologiche. Volevo mostrare come funziona la manipolazione.

Come ha sviluppato il concetto del film e come ha svolto le sue ricerche?
Sono sempre stato interessato a quei tempi, ma ho pensato che fosse piuttosto strano che i film toccassero raramente il cuore del regime comunista. Sono cresciuto negli anni '80/'90, sono stato a Londra per il mio master e lì mi è stato chiesto di descrivere come era quel periodo. È stato davvero difficile dirlo agli altri, dal momento che non ero abituato a esprimerlo a parole e ad avere una discussione critica sull’argomento. Per anni è stato il mio problema costante cercare di trovare l'essenza di quegli anni. La psichiatria politica ne è un simbolo: c'erano molte bugie su questo tipo di istituti. Ancora oggi, alcune persone pensano che esistessero per aiutare gli altri. Ho dovuto fare affidamento sugli archivi privati ​​delle persone, poiché tutti i documenti sono stati ripuliti, distrutti e bruciati dal ministero dell'Interno. Mi ci sono voluti due anni per fare le mie ricerche sullo specifico contesto storico dell'epoca. Anche se la struttura del film è fittizia, il 95% di ciò che raccontiamo è successo a qualcuno ad un certo punto. Tutte le questioni si ricompongono come in un mosaico, cosa che si riflette effettivamente nel linguaggio cinematografico.

Come ha trovato il suo protagonista?
Abbiamo fatto dei casting e visto circa 1.500 persone. Avevamo bisogno di qualcuno abbastanza forte in tutti i sensi. Qualcuno con una personalità che potesse sopportare tutto il peso del personaggio principale e anche il film stesso, dal momento che l'attore sarebbe stato per tutto il tempo sullo schermo. Sapevamo che avrebbe fatto o distrutto il film. Volevamo una persona reale che potessimo osservare e lasciarla essere, seguendo un approccio documentaristico. L'attore stesso proviene dalla sfera della musica underground e aveva già un atteggiamento anti-establishment e anti-mainstream in generale. Non aveva mai recitato prima, ma ha la sua carriera musicale ed è estremamente bravo sul palco. Inoltre, si è potuto ritrovare nella storia, poiché anche suo padre lo ha lasciato, proprio come il padre di Frank, ed è cresciuto da solo.

È riuscito a girare in un vero istituto?
Sì, l'ospedale in cui abbiamo girato è stato demolito dopo aver finito il film, ma è stato utilizzato negli anni '70 e '80. Non abbiamo toccato troppo l'arredamento e abbiamo usato le stanze e gli ingressi così com'erano. In generale, dell'ambientazione non abbiamo toccato troppo, e abbiamo cercato di trovare i veri luoghi, in modo da ricreare quelli finti. Non credo sia possibile ricreare qualcosa di reale costruendo un set; bisogna trovare le scenografie giuste, per riportare il film a quei tempi.

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(Tradotto dall'inglese)

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