Paola Cortellesi • Regista di C'è ancora domani
“L’umorismo è servito a mostrare con più forza la crudeltà della violenza sulla donna e la ricerca di una via d’uscita”
- La regista del “caso cinematografico” dell’anno ci parla del premio vinto a Haugesund, l'Eurimages Audentia Award, che promuove la parità di genere nell'industria audiovisiva europea
I film d’esordio alla regia dell’attrice Paola Cortellesi, C'è ancora domani [+leggi anche:
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intervista: Paola Cortellesi
scheda film], prodotto da Wildside e Vision Distribution, è stato il caso cinematografico dell’anno. Presentato in anteprima come film di apertura alla Festa del Cinema di Roma, è stato distribuito nelle sale cinematografiche italiane dal 26 ottobre 2023 e ha venduto 5,4 milioni di biglietti per un incasso totale di quasi 37 milioni di euro. Nel marzo del 2024 C'è ancora domani è stato distribuito in Francia, dove ha raggiunto oltre 4 milioni di euro al box office e ad oggi è stato venduto praticamente in tutto il mondo.
C'è ancora domani è girato in bianco e nero in omaggio al neorealismo ed è ambientato nella Roma del dopoguerra dove Delia, moglie di un uomo che la maltratta e madre di tre figli, lotta con coraggio per un futuro migliore per tutti. Tra le decine di festival a cui il film ha partecipato, raccogliendo numerosi riconoscimenti, c’è il Festival del Cinema Norvegese di Haugesund, dove Cortellesi si è aggiudicata il Premio del pubblico e l'Audentia Award di Eurimages, che promuove una maggiore parità di genere nell'industria cinematografica europea.
Nella motivazione dell’Audentia Award si legge: “Siamo rimasti affascinati dalla (...) giocosità cinematografica del film e dalla sua capacità unica di fondere temi seri e umorismo in un melodramma classico. Non sapevamo (...) che la rappresentazione della violenza domestica, della lotta delle donne e dello sviluppo della società potesse essere gestita con tale disinvoltura e arguzia”. Ne abbiamo parlato con la regista.
Cineuropa: Pensa che questo incontro di dramma e humour che è stato sottolineato nella motivazione dell’Audentia Award sia stata la chiave del successo universale del film?
Paola Cortellesi: Penso che la chiave umoristica abbia contribuito, si. Nei racconti delle mie nonne sulla vita di quel tempo c’erano elementi buffi, goffi, quelli del mondo reale del tempo. Volevo che l’elemento umoristico guidasse gli spettatori nella narrazione realistica di un quotidiano a volte assurdo e ingenuo, non per edulcorare la gravità della violenza ma anzi per mostrarne con più forza la crudeltà e insieme cercare una via d’uscita. Volevo rendere ridicoli i personaggi più negativi, come Ivano e suo padre, per depotenziarne la forza: un cattivo, se è ridicolo, si può combattere, non fa più paura.
Le donne rappresentano ancora una minoranza dei professionisti del cinema che lavorano in ruoli chiave dietro la macchina da presa. L’ultimo rapporto dell’Osservatorio europeo dell'audiovisivo ci dice che solo il 26% dei registi di lungometraggi europei sono donne. In Italia i film di registe donne sono passati dai 21 nel 2019 ai 41 del 2023. Vermiglio [+leggi anche:
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intervista: Maura Delpero
scheda film] di Maura Delpero ha vinto il Leone d'argento a Venezia ed è stato designato dall'Italia alla selezione per l'Oscar. Ha raccolto consensi anche Francesca Comencini con Il tempo che ci vuole [+leggi anche:
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intervista: Francesca Comencini
scheda film]. Però mediamente le donne ricevono un budget inferiore rispetto a quello riservato agli uomini. Il problema della parità di genere è anche e soprattutto nelle risorse messe loro a disposizione. Cosa ne pensa?
I numeri stanno crescendo e questo mi fa piacere. Sappiamo però che la strada per la parità anche nel cinema è ancora lunga. Non conosco i budget di Vermiglio e de Il tempo che ci vuole ma ne conosco il valore e la bellezza. Il talento di queste due straordinarie registe e il successo che i loro film stanno avendo è un ulteriore passo in avanti per un cambio di rotta a favore di tutte le donne in questo mestiere.
Il successo di C’è ancora domani l’ha portata in questi mesi a incontrare molti studenti e gente comune che ama andare al cinema e discutere dei film. Che pubblico hai incontrato e come hai vissuto questa esperienza?
In verità, molti degli spettatori non erano assidui frequentatori del cinema. Il regalo per me è stato ritrovarli in sala -magari spinti dai consigli delle persone a loro vicine- e vederli contenti, ascoltare ricordi, pensieri, emozioni di donne e uomini che avevano voglia di condividere esperienze personali con le persone intorno, non più estranee per un po’. Avere la possibilità poi di farlo con migliaia di studenti giovanissimi è stata una grande opportunità di confronto e crescita per me.
Quanto è importante oggi, nel momento di maggior crisi delle sale, “accompagnare” il proprio film, promuoverlo facendo sentire la propria presenza come autore?
Credo sia fondamentale accompagnare le storie trasmettendo la passione, raccontando il lavoro. Si dice: “la magia del cinema”, certo, ma se il risultato sullo schermo può evocare qualcosa di magico, il processo creativo, il lavoro sul set e quello che segue sono artigianato; l’insieme di tante componenti pensate create e assemblate da lavoratrici e lavoratori con competenze specifiche. Raccontare la costruzione, anche quella dei sogni, dà dignità e forza al nostro mestiere.
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