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ZURIGO 2021

Recensione: Adolf Muschg - The Other

di 

- Con il suo ultimo lungometraggio, Erich Schmid ci regala il ritratto di un personaggio atipico che ha marcato profondamente la storia culturale della Svizzera, ma non solo

Recensione: Adolf Muschg - The Other

Dopo essersi lanciato, nel 2016, nella ricostruzione della storia personale di Klaus Rósza (in Klaus Rózsa, Photographer), fotografo e attivista politico nato in Ungheria ma cresciuto in Svizzera dove si è sempre battuto per rendere visibili le ingiustizie presenti anche nella sua patria d’adozione, Erich Schmid tenta questa volta di cogliere l’essenza di uno degli intellettuali e scrittori svizzeri più influenti dopo Max Frisch e Friedrich Dürrenmatt: Adolf Muschg.

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Ormai esperto nell’arte di ritrarre personaggi atipici e coraggiosi che hanno saputo guardare ben oltre la banalità del quotidiano infrangendo regole che sembravano inscalfibili, Erich Schmid non ha paura di abbordare “mostri sacri” dell’arte e della cultura svizzera. Prima di Adolf Muschg è infatti Max Bill, il rivoluzionario architetto, pittore, designer e molto altro ancora ad essere stato scrutato dalla sua cinepresa nel film Max Bill – Un regard absolu (2008). Una curiosità e un’abilità che gli permettono di scavare in profondità nella mente di artisti di cui si crede di conoscere ormai quasi tutto.

Adolf Muschg - The Other, presentato in prima mondiale allo Zurich Film Festival nella sezione Special Screenings è il frutto di una ricerca approfondita su uno scrittore la cui infanzia difficile ha forgiato una personalità libera e ribelle seppur sempre ancorata in un contesto istituzionale che ha saputo plasmare a sua immagine e somiglianza. Prima di diventare il grande scrittore ed esperto della cultura orientale, nonché influente personaggio politico che conosciamo, Adolf Muschg è stato un bambino abbandonato a sé stesso da un padre anziano, morto quando era ancora molto giovane e da una madre che soffriva d’una grave depressione dovuta, probabilmente, agli abusi subiti da piccola. Il destino ha voluto che il piccolo Adolf (nome ereditato dal padre che ha spesso scatenato evidenti ed istintive antipatie), confrontato con il conservatorismo di un padre bigotto e con la fragilità d’una madre presente solo quand’era malato, trovasse però la forza per ribellarsi. La goccia che ha fatto traboccare il vaso è stato un “rito d’iniziazione” subito durante un campo scout dalle parvenze filonaziste durante in quale il giovane Muschg è stato immerso in un secchio pieno d’urina. Da allora, lo scrittore e filosofo svizzero non ha smesso si indagare la società che lo attornia, il rapporto all’”altro” che ci rimanda al legame profondo e complesso che istauriamo con noi stessi in una società spesso troppo focalizzata sull’io e i suoi superficiali bisogni. Dopo un soggiorno nel famigerato internato evangelico di Zollikon, dove sperimenta un totalitarismo e un rigore estremo che gli lasciano delle ferite profonde, Muschg studia la letteratura tedesca e la psicologia a Zurigo e Cambridge. La sua carriera lo porterà successivamente ad accettare un posto di insegnamento prima all’Università cristiana internazionale di Tokyo, città che lo affascina profondamente e dove scrive il suo primo romanzi che lo renderà celebre Im Sommer des Hasen e successivamente alla celebre università di Cornell, negli Stati Uniti. È proprio lì che sperimenta un clima politico in ebollizione, un bisogno di libertà e una rimessa in questione dell’ordine stabilito che non lo abbandoneranno mai. Dopo il suo ritorno in Svizzera dove insegna letteratura alla Scuola Politecnica Federale di Zurigo e fonda l’importante e avanguardistico Collegium Helveticum, la sua ascesa all’olimpo della letteratura mondiale in lingua tedesca lo porta all’Accademia delle arti di Berlino di cui diventa presidente dal 2003 al 2006. Senza appesantire il film con una spesso superflua voce fuori campo, Erich Schmid lascia che il suo personaggio si esprima con la calma e l’ironia che lo rendono unico e che ne svelano aspetti ancora sconosciuti. Un ritratto di un uomo del suo tempo, con tutti i privilegi riservati al suo genere, che ha saputo indagare nel profondo dell’umanità senza accontentarsi di godere senza scrupoli, come molti, del confort che la sua posizione: d’uomo bianco, colto ed eterosessuale gli attribuiva di diritto. Agli altri il compito di portare avanti il dibattito, ancora estremamente attuale e scottante sulla differenza.

Adolf Muschg-The Other è prodotto da Ariadnefilm GmbH, che si occupa anche delle vendite all’internazionale, e SRF Schweizer Radio und Fernsehen/SRG SSR.

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