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TORONTO 2022 Discovery

Recensione: Something You Said Last Night

di 

- Luis De Filippis presenta il suo primo toccante lungometraggio, uno squarcio di vita famigliare tra tenerezza e inevitabili conflitti

Recensione: Something You Said Last Night

Dopo il suo struggente debutto con il cortometraggio For Nonna Anna (2017), vincitore di numerosi premi tra i quali il Premio speciale della giuria al Sundance Film Festival, nel quale mette in scena il quotidiano di sua nonna, la regista italo canadese Luis De Filippis torna al Festival di Toronto (questa volta nella sezione Discovery) per presentare il suo primo potente lungometraggio Something You Said Last Night [+leggi anche:
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intervista: Luis De Filippis
scheda film
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. Selezionato anche nella sezione New Directors del Festival di San Sebastián, Something You Said Last Night mette in scena il quotidiano di una famiglia italo canadese alle prese con una coabitazione estiva non sempre facile da gestire fatta di private jokes e discussioni accese che si concludono però con un immancabile lieto fine. Dietro l’apparente leggerezza del soggetto trattato, nel primo lungometraggio di De Filippis si nasconde in realtà un’ode potente ed esteticamente maestosa alla famiglia in quanto microcosmo nel quale sperimentare un’intimità al contempo rassicurante e spaventosa.

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La ventenne aspirante scrittrice Renatta (strabiliante debutto di Carmen Madonia) e sua sorella Siena (Paige Evans) accompagnano loro malgrado i genitori in vacanza, vittime di una coabitazione forzata che metterà alla prova la loro inevitabile sete d’indipendenza. Ormai adulte, Renatta e Siena accolgono con divertito disagio la colonna sonora scelta per il viaggio in macchina della scoppiettante mamma Mona (Ramona Milano) e dal taciturno padre Guido (Joey Parro), una miscela zuccherosa di successi in puro stile kitsch anni 80s cantati a squarciagola da tutta la famiglia. Arrivati a destinazione, in una sorta di villaggio di vacanza in riva al lago, Siena esprime la sua ribellione a colpi di ubriacature e bagordi notturni mentre l’apparentemente riservata Ren, ragazza trans alle prese con una sete d’indipendenza che sembra non riuscire a placare, si lascia cullare dal rassicurante quotidiano famigliare. Anche se nessuno lo sa, Ren è stata in effetti da poco licenziata e deve fare i conti con problemi finanziari che bruciano come un segreto difficile da custodire. Costretta suo malgrado a passare le vacanze in famiglia come faceva quand’era più giovane, Ren si attacca alla sua sigaretta elettrica come ad una bombola d’ossigeno, fronteggia emozioni contrastanti che oscillano fra il bisogno di ritrovare in fretta la sua indipendenza e la rassicurante sensazione di poter contare su un solido (anche se a volte ingombrante) clan.

Luis De Filippis cattura alla perfezione le sensazioni, i momenti di intimità, che trasformano una vacanza in famiglia in un’avventura umana dagli stravolgenti risvolti emotivi. Ren, ragazza dalla personalità complessa ed affascinate, sperimenta sulla sua pelle l’inquietudine e il disagio che si provano quando si vive un quotidiano che non ci appartiene, un quotidiano tipico di una stazione balneare conservatrice che ha paura di aprirsi al mondo. I segreti e i non detti, magnificamente conservati in un off screen che ci è proscritto (i misteriosi messaggi mandati da Ren con il suo telefono-diario o i motivi che spingono Siena a ribellarsi) trasformano Something You Said Last Night in un’epopea famigliare toccante e tagliente (le liti tra Siena e sua madre sono mostrate senza falsi pudori).

Something You Said Last Night racconta la transidentità in modo sorprendentemente realista, con profondità e leggerezza, tenerezza e lucidità. A differenza di molti (troppi) personaggi transgender rappresentati al cinema, miscela di luoghi comuni che li trasformano in esseri tristi e melodrammaticamente esclusi, Luis De Filippis dà vita a Ren attraverso il suo stesso vissuto. Il risultato è un personaggio che si prende gioco degli stereotipi, ritratto di una ragazza che come molte altre deve fare i conti con una società patriarcale basata sul binarismo di genere. Il disagio di Ren, legato alla sua transidentità (meraviglioso il lavoro sui suoni, riflesso di un mondo aggressivo che si nasconde dietro risate apparentemente innocue) ma anche ad una vita adulta che impara lentamente ad affrontare è espresso attraverso immagini potenti e poetiche che ricordano la dolcezza tagliente di Sofia Coppola. Something You Said Last Night ci insegna a guardare il mondo attraverso il prisma della diversità, una diversità che si trasforma attraverso la cinepresa di De Filippis in luminosa e toccante poesia.

Something You Said Last Night è prodotto da JA Productions (Canada) e Cinédokké (Svizzera) e venduto all’internazionale da Memento International.

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