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SOLETTA 2023

Recensione: Peripheric Love

di 

- Il regista svizzero Luc Walpoth ci invita a lasciarci andare ad una tenerezza autentica che nulla ha a che vedere con il sentimentalismo

Recensione: Peripheric Love
Fabio Troiano e Iazua Larios in Peripheric Love

Per il suo primo lungometraggio Peripheric Love, presentato in prima mondiale alle Giornate di Soletta nella sezione Opera Prima, Luc Walpoth mette in scena una coppia in crisi che cerca di rimanere a galla malgrado la precarietà lavorativa e un evento inaspettato ne minaccino la coesione. Interpretati con precisione e intelligenza dall’attrice messicana Iazua Larios e dall’attore, produttore e sceneggiatore d’origine napoletana Fabio Troiano, Maria e Giorgio rappresentano la colonna vertebrale di un film che gioca abilmente sui contrasti senza però cadere nel manicheismo. Incentrato sui sentimenti altalenanti dei suoi due protagonisti, Peripheric Love ci invita a lasciarci andare ad una tenerezza autentica che nulla ha a che vedere con il sentimentalismo.

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Nato a Zurigo e formatosi all’EICAR (École Internationale de Création Audiovisuelle et de Réalisation) di Parigi, Luc Walpoth ha già alle sue spalle numerosi cortometraggi nominati e ricompensati in festival internazionali quali Palm Springs, Locarno, Sitges e Clermont-Ferrand. Per il suo debutto nel mondo dei lungometraggi ha deciso di mettere in scena un dramma sociale al contempo malinconico e pieno di speranza che esalta le piccole cose e dà voce agli “esclusi” di una società basata sulla competitività.

Peripheric Love ha come protagonisti Maria, immigrata messicana impiegata dalla borghese famiglia Brandt e Giorgio, guardia di sicurezza che di notte sorveglia proprio la fabbrica di proprietà dei Brandt, una coppia apparentemente banale che vive modestamente senza potersi permette molti lussi ma che condivide piccoli grandi traguardi. Ciò che sembra però lentamente ma inesorabilmente separarli è la rarefazione dei loro discorsi, il silenzio che sostituisce gradualmente la spontaneità e i sogni, un po' come se la realtà soffocasse le emozioni che Maria e Giorgia non osano più condividere. Ad ascoltare le loro inquietudini trasformandosi in inaspettati consiglieri ci pensano l’affascinante prete della parrocchia che Maria frequenta (Alessio Lapice) e la prostituta transgenere (interpretata dalla magnetica Christina Andrea Rosamalia) che Giorgio ha soccorso mentre veniva aggredita.

In maniera pressoché speculare, i Brandt (Ursina Lardi e Bruno Todeschini) si perdono anche loro nel silenzio di una relazione ormai arrivata al capolinea. Sebbene molto diversi, i quattro si ritrovano alla deriva costretti a ricostruire un rapporto che sembra esaurirsi nelle convenzioni.

Ciò che sorprende e regala al film un sottotesto estremamente interessante sono coloro che rimettono insieme i pezzi della storia d’amore fra Giorgio e Maria e che danno letteralmente vita al loro futuro: il prete e la prostituta, due esclusi della società che custodiscono però le chiavi di un mondo salvifico fatto di tenerezza e fiducia. Allontanando i due protagonisti dagli stereotipi che la società associa alla coppia ma soprattutto alla famiglia, questi due consiglieri dell’ombra gli permettono di respirare di nuovo, di ricominciare a vivere con più leggerezza.

A fare da cornice ad una storia che ricorda il freddo rigore industriale di un Antonioni ci pensa la città di Torino con la sua anima insieme bigotta e industriale, conservatrice e multiculturale. Così come i dubbi che assillano Maria e Giorgio, i numerosi piani ravvicinati sui visi degli attori si scontrano con le spigolose fabbriche torinesi per ricordarci che la realtà non è mai bianca o nera ma piena di ricche sfumature.

Peripheric Love è prodotto dalla zurighese Dschoint Ventschr Filmproduktion, insieme alla milanese Casa delle Visioni e alla SRF Schweizer Radio und Fernsehen.

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