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SOLETTA 2023

Recensione: Theory of Change

di 

- Il primo lungometraggio di Dennis Stauffer ci trasporta dietro le quinte del dinamico movimento politico svizzero Operation Libero

Recensione: Theory of Change

Presentato in prima mondiale alle Giornate di Soletta dove compete nella sezione Opera Prima, Theory of Change si prefigge il compito non facile di rendere la politica interessante ed esteticamente accattivante. Con discrezione e precisione, il giovane regista svizzero Dennis Stauffer filma per la prima volta i membri del giovane e progressista movimento politico svizzero Operation Libero mente mettono in piedi una campagna il cui scopo è quello di contrastare la destra populista (l’Unione democratica di centro in primis). A metà strada fra i dipendenti di una start up della Silicon Valley e i personaggi della serie danese Borgen, i protagonisti del film abbandonano (quasi) tutto, durante la campagna elettorale, spinti da una passione comune decisamente contagiosa.

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Operation Libero avanza al di fuori (o meglio, al di sopra) della logica dei partiti politici difendendo valori fondamentali quali la tolleranza e l’apertura, valori che si scontrano contro una logica populista che anche in Svizzera avanza pericolosamente. Lanciato nel 2014, il movimento nasce dalla rivolta di un gruppo di studenti che militano per una Svizzera diversa, moderna, progressista, aperta agli stranieri e pronta ad accettare qualsiasi “diversità”: di genere, classe, religione o raziale. Formato quasi principalmente da giovani di meno di trent’anni, il movimento si oppone abbastanza chiaramente alle “vecchie” logiche basate sull’appartenenza ad un partito che rendono il gioco politico troppo statico e lento.

Dennis Stauffer si era già interessato nel suo ultimo cortometraggio Digital Immigrants (Miglior film di diploma al Premio del Cinema Svizzero), co-realizzato con Norbert Kottmann, al divario generazionale (rispetto alla frenetica evoluzione digitale). Sebbene l’età non sia un criterio fondamentale per far parte del movimento (molte persone che intervengono nel film non sono degli under 30), le sue rivendicazioni sono chiaramente quelle tipiche delle nuove generazioni: le questioni climatiche, la dinamizzazione delle logiche politiche percepite come stantie, ma anche la creazione di nuove strategie di lotta (che danno maggiore importanza alla comunicazione e all’impatto visivo delle campagne). La nonchalance della gioventù si riflette anche nei piccoli gesti del quotidiano: lavorare al computer sdraiati su una poltrona, interrompere impazienti i “senior” che si dilungano in dettagli considerati irrisori. Il rischio, la faccia tosta diventano allora motore di un cambiamento necessario.

Sebbene il film non sveli niente della vita privata dei suoi protagonisti rinchiudendoli quasi esclusivamente nello spazio ristretto degli uffici, l’insieme è tutto fuorché noioso. La precisione con la quale Stauffer documenta il costruirsi della campagna ci invoglia a saperne sempre di più chiedendoci se, alla fine, gli sforzi verranno ripagati, se la rivoluzione potrà finalmente scatenarsi. Fatto di scontri fra personalità forti e colpi di scena inaspettati, Theory of Change è un film intrigante e ben calibrato capace di giocare sapientemente con un materiale, alla base, non sempre digeribilissimo come la politica svizzera.

Theory of Change è prodotto da Recycled TV AG, la Zürcher Hochschule der Künste ZHdH e la SRF.

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