BERLINALE 2023 Berlinale Special
Recensione: Laggiù qualcuno mi ama
- BERLINALE 2023: Mario Martone rende un omaggio affettuoso e sincero all’attore-regista napoletano Massimo Troisi, scomparso prematuramente nel 1994 e fonte d’ispirazione ancora oggi

C’è anche il regista premio Oscar Paolo Sorrentino tra coloro che si dicono ispirati ancora oggi dal genio di Massimo Troisi, nel documentario che Mario Martone dedica, a 70 anni dalla sua nascita, all’amato attore, sceneggiatore e regista napoletano scomparso prematuramente nel 1994, ad appena 41 anni, e mai dimenticato. Laggiù qualcuno mi ama [+leggi anche:
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scheda film] attraverso il percorso artistico di Troisi, attore partenopeo dalla potenza comica dirompente, innovativa, ma soprattutto regista creativamente libero, forse sottovalutato, e di cui Martone offre interessanti chiavi di lettura.
“Il cinema di Troisi era bello perché aveva la forma della vita”, chiarisce Martone nei primi istanti del film. Dai primi passi mossi sui palchi di cabaret con i sodali Lello Arena e Enzo Decaro (qui li vediamo introdotti dal premio Nobel Dario Fo, che elogia la satira popolare di questo trio di giovani passato alla storia come La Smorfia) al suo debutto al cinema all’inizio degli anni ’80 con Ricomincio da tre; dal sodalizio con Anna Pavignano, per anni sua compagna e co-sceneggiatrice di tutti i suoi film, fino a Il postino, candidato a 5 premi Oscar (uno vinto per la colonna sonora), completato il giorno prima di morire all’improvviso, sconfitto da una malformazione cardiaca contro cui combatteva da tempo; il tutto passando per la collaborazione con Roberto Benigni e quel capolavoro di comicità che è Non ci resta che piangere, il legame con il suo alter ego musicale Pino Daniele, che ha composto le musiche per Pensavo fosse amore… invece era un calesse, e ancora, i suoi ruoli da attore diretto da Ettore Scola e al fianco di Marcello Mastroianni (per Che ora è vinsero insieme la Coppa Volpi a Venezia).
Tra spezzoni di film, interviste ad artisti che a lui si sono ispirati (tra questi, anche il duo comico Ficarra e Picone, attualmente reduci dal grande successo di La stranezza [+leggi anche:
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scheda film]), straordinarie immagini di repertorio di vita quotidiana per le strade di Napoli, materiali inediti quali agende personali e foglietti dove Troisi annotava le sue idee, registrazioni di finte sedute psicanalitiche in cui lo sentiamo mettersi a nudo, Martone costruisce il ritratto di un’anima e un talento eccezionali, sotto la scorza di normalità e il senso di inadeguatezza che trasmetteva il suo personaggio sullo schermo, divertente e straziante allo stesso tempo. Inadatto, fragile e folle: l’“Antoine Doinel italiano”, lo definisce il regista di L’amore molesto, ritrovando in lui e nella sua poetica caratteristiche che rimandano direttamente a Truffaut. Il film si sofferma in particolare sulla rappresentazione inedita che, nelle sue opere, Troisi dà del maschio. Fino ad allora, al cinema eravamo abituati a figure come Gassmann e Tognazzi, uomini spavaldi che conquistano donne fatali; con Troisi, entra in scena l’uomo insicuro, al cospetto di figure femminili al contrario forti, indipendenti e lottatrici. Donne con cui insegue l’amore, che il più delle volte si rivela impossibile.
E poi c’è Napoli, alla quale Troisi guarda con affettuosa indolenza, cercando tuttavia di metterne in discussione i cliché e gli eccessi. La dimensione comica unita all’esplorazione dell’animo umano, una capacità mimica fuori dal comune e la dolcezza che infonde ai suoi personaggi, tanto da rendere l’accostamento a Charlie Chaplin non così azzardato, sono ulteriori aspetti che completano questo racconto sincero che Martone dedica a un artista suo concittadino amato e rimpianto, un tenero omaggio “da regista a regista” che per due ore riporta lo spettatore indietro nel tempo, a una stagione creativa irripetibile.
Laggiù qualcuno mi ama è prodotto da Indiana Production, Vision Distribution e Medusa Film, in collaborazione con Sky. La distribuzione è affidata a Medusa Film e Vision Distribution, dal 23 febbraio nelle sale italiane; quest’ultima cura anche le vendite internazionali.
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