Recensione: Antier noche
- Il primo lungometraggio di Alberto Martín Menacho ci fa scoprire il quotidiano di un villaggio apparentemente assopito nel sud-ovest della penisola iberica

Presentato in prima mondiale a Visions du réel dove compete nel Concorso Internazionale, Antier noche [+leggi anche:
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intervista: Alberto Martín Menacho
scheda film] del regista spagnolo formatosi alla HEAD di Ginevra Alberto Martín Menacho è un primo film di una grazia estrema che fa coabitare in modo fluido documentario e finzione, riti ancestrali e musica elettronica, messaggi vocali e falconeria. Impregnato di ricordi famigliari di un’Estremadura ormai quasi mitologica che si mescolano alla sua propria quotidianità di millennial, Alberto Martín Menacho si lascia trasportare dalla bellezza delle aride terre spagnole e dalle micro realtà che ancora le popolano.
Ad accompagnarci in questo viaggio affascinante fra tradizioni ancestrali come la caccia alla lepre con i galgos, i levrieri spagnoli, e bisogno di evasione, sono quattro giovani: un’aspirante musicista che lavora in un piccolo supermercato, un ragazzino affascinato dalla caccia, un DJ appassionato di tatuaggi che lavora come allevatore e una mamma che vive di lavori saltuari. Grazie a loro, al loro desiderio di andarsene ma anche all’amore che provano per una terra che sembra non avere più niente da offrire, Alberto Martín Menacho si interroga sul ruolo di attività che nulla sembrano più avere a che fare con la nostra società iper-tecnologica. Eppure, in questi territori semi abbandonati, il bisogno di confrontarsi con la forza della natura, di esplorare la parte primitiva che sonnecchia in noi, continua a vivere, vestigia di un’umanità al contempo violenta e piena di poesia.
Alla stregua dei galgos, capaci di correre velocissimo ma incapaci di sfuggire ad un destino di privazioni e violenza (quando non servono più alla caccia, molti di loro vengono abbandonati), i quattro protagonisti del film si dibattono fra dipendenze contemporanee: il telefonino, i videogiochi, le storie d’amore che già si sa finiranno male, e impossibilità di abbandonare un territorio che li tiene prigionieri. Ciò che il regista mette in scena è allora la quotidianità di individui che lottano con i paradossi della loro propria vita. Accomunati dal desiderio di scappare senza sapere dove, soffocati da una noia che si rispecchia nelle distese quasi desertiche che li circondano, i protagonisti del film continuano, malgrado tutto, a sperare di uscire dalla loro crisalide. È allora nell’eccitazione di un amore estivo, nella musica, nei ritmi catartici di un rave party, ma anche nel segreto di un’attività non più vista di buon occhio da tutti come la caccia alla lepre con i galgos, che danno sfogo alla loro ribellione segreta.
Alberto Martín Menacho riesce a captare e far comunicare micro realtà che potrebbero passare inosservate ma che conservano in loro, come dei fossili, elementi del nostro stesso passato. Proprio come l’espressione, oggigiorno arcaica, che dà il titolo al film, il piccolo villaggio di cui si occupa il regista, si trasforma in eco di un mondo che non esiste più se non nei ricordi di chi ancora lo abita. Sono proprio le energie contraddittorie che coabitano nello stesso, piccolo territorio, sospese fra passato e presente, umanità e animalità, distorsioni elettroniche e latrati a trasformare il presente in poesia.
A metà strada fra la magia di Bresson, il crudele realismo di Pasolini e la modernità di Harmony Korine, Alberto Martín Menacho riesce a trasformare l’immobilismo in forza vitale.
Antier noche è prodotto dalla svizzera Lomotion Filmproduktion AG e dalla spagnola Esia Studio, insieme alla SRF Schweizer Radio und Fernsehen.
Photogallery 27/09/2023: San Sebastian 2023 - Nights Gone By
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