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BRIFF 2023

Recensione: The Wall

di 

- Philippe Van Leeuw esamina l'insondabile e irrimediabile razzismo di una poliziotta americana, impegnata in una caccia all'uomo che è soprattutto una caccia al "diverso"

Recensione: The Wall
Vicky Krieps in The Wall

Philippe Van Leeuw si è fatto conoscere con due lungometraggi d'esordio potenti e senza concessioni. Le jour où Dieu est parti en voyage [+leggi anche:
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segue una giovane donna tutsi che, devastata dalla morte dei suoi figli, fugge nell'oscurità della foresta. Insyriated [+leggi anche:
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, selezionato a Berlino, è un implacabile huis clos su una famiglia che cerca di sopravvivere nonostante le bombe, come se fosse murata nel proprio appartamento. Con The Wall [+leggi anche:
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, presentato in anteprima mondiale al Brussels International Film Festival (BRIFF) e selezionato nel concorso nazionale, il regista esplora nuovi territori, sia geografici che cinematografici.

Jessica Comley è una poliziotta che sorveglia il confine tra Stati Uniti e Messico. Per lei è un affare di famiglia, poiché già suo padre e sua madre erano di guardia al confine. O meglio, davano la caccia a chi cercava di attraversarlo. È un affare di famiglia anche per José, membro della comunità Tohono O'odham, che percorre il confine per aiutare i migranti disidratati e maltrattati dalla polizia e dal deserto. La storia inizia con la giovane donna, poi si biforca con il vecchio uomo, fino a quando le loro strade si incrociano e un colpo di pistola risuona nel deserto.

La vita di Jessica sembra dura e arida come le pianure desertiche dell'Arizona. In questa atmosfera soffocante, le sue emozioni sono come spente. Tutto ciò che rimane è un odio tenace e un razzismo viscerale, alimentato da una fede cieca.

Vicky Krieps incarna la banalità del male con una forza e una precisione sbalorditive. È facile immaginare come l'attrice si muova sul filo del rasoio, interpretando una donna irrimediabilmente intrisa di odio, ma anche malata di solitudine e profondamente infelice. Mike Wilson, un attivista Tohono O'odham al suo primo ruolo, impone la sua aura e contribuisce a incarnare una storia in cui l'odio verso gli altri regna sovrano.

Il muro del titolo è, ovviamente, quello eretto da Trump, un mausoleo vivente alla gloria del suo patriottismo adulterato. Ma sono anche tutti gli altri muri che segnano il mondo, innalzando barriere tra le persone. La convinzione di Jessica della propria superiorità razziale, quando vede nel volto dell'uomo che uccide a sangue freddo – un saggio nativo americano che osa contraddirla – meno di un essere umano, meno di un "vero" americano, riecheggia molte altre convinzioni di questo tipo, manifestazioni di un razzismo endemico che dilaga in tutto il mondo, su questo confine e su altri.

Analisi implacabile della banalità del male, The Wall risuona come un western ultracontemporaneo alle prese con i demoni universali del razzismo e della paura dell'altro.

The Wall è prodotto dalla società belga Altitude 100, che aveva già accompagnato il regista per Insyriated, ed è coprodotto da Minds Meet (Belgio), Les Films Fauves (Lussemburgo), Beo Films (Danimarca) e le società americane A Street Productions e Monsoon. Le vendite internazionali sono affidate a Indie Sales. Il film sarà distribuito in Belgio da O’Brother Distribution, che lancerà il film il 27 settembre prossimo.

(Tradotto dal francese)

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