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IFFR 2024 Concorso Big Screen

Recensione: Milk Teeth

di 

- Il primo lungometraggio di Sophia Bösch ci trasporta in un universo onirico dal sapore distopico abitato da personaggi impauriti che lottano per la propria sopravvivenza

Recensione: Milk Teeth
Viola Hinz in Milk Teeth

Presentato in prima mondiale in parallelo all’International Film Festival Rotterdam, nel Concorso Big Screen, al Göteborg Film Festival, nel concorso Ingmar Bergman, e al Festival del Film Max Ophüls Preis, Milk Teeth [+leggi anche:
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intervista: Sophia Bösch
scheda film
]
, film di debutto della svizzera Sophia Bösch, racconta la storia di Edith, Skalde e della piccola Meisis. Insieme, le tre scoprono l’importanza della sorellanza e dei legami famigliari creati al di fuori dei vincoli di sangue. Al contempo madri, figlie, donne, lupi e streghe, le protagoniste del film lottano per la propria individualità all’interno di una misteriosa società soffocata dalle sue stesse regole. Milk Teeth è un adattamento dell’omonimo romanzo, del 2019, della scrittrice tedesca Helene Bukowski, di cui ritrascrive l’atmosfera cupa e il bisogno viscerale di appartenenza.

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Il film comincia nel mezzo di un bosco, nebbioso e desolato. Il solo suono che si sente e che ritma le immagini è quello della respirazione di un cane, un grosso cane nero. Fra gli alti alberi e la muta di cani compaiono, piano piano, delle presenze umane: due donne, una più giovane dell’altra, un misterioso bambino e un gruppo di personaggi armati di fucile. Tutti sembrano sulla difensiva, come se ad ogni istante potesse succedere il peggio. Chi sono queste presenze umane che sembrano abitare il bosco temendone il potere oscuro? Scopriremo progressivamente che ciò che li spaventa sono le morti sospette di animali uccisi da una creatura misteriosa a cui danno la caccia. Difficile capire quali siano i legami che uniscono i personaggi, ciò che però si percepisce sin dall’inizio è che si tratta di una micro-società, impermeabile al mondo esterno, che cerca di sopravvivere in un contesto ostile dove le risorse scarseggiano. Ciò che conta più di tutto è il rispetto di regole ferree create per preservare l’equilibrio precario di una società autosufficiente.

Se da un lato troviamo quelli, capitanati da Pesolt (Ulrich Matthes), il membro più rispettato della comunità, che seguono alla lettera le regole del gruppo, dall’altro ci sono quelli (per la stragrande maggioranza donne) che si sono costruiti una vita ai margini, tollerati senza essere inglobati. Fra questi, Edith (Susanne Wolff) la mamma della protagonista del film, una misteriosa coppia di donne a cui quest’ultima è molto legata e Kurt che ama l’alcool più di tutto. Nel bel mezzo di questo gruppo ritroviamo Skalde (Mathilde Bundschuh) che cerca di superare lo stigma ereditato dalla madre e guadagnarsi il rispetto della comunità mostrandosi leale ai suoi codici. L’equilibrio che la protagonista ha trovato con fatica fra bisogno di appartenenza ad una società intransigente ma rassicurante e legami di sangue (e di cuore) che vanno oltre il raziocinio, è però minacciato dall’arrivo di un misterioso bambino-bambina-lupo (interpretato dalla giovanissima Viola Hinz) proveniente dai “campi in fiamme”. Decisa ad occuparsene, Skalde deve scegliere da che parte stare: quella della superstizione o quella del cuore.

Attraverso il racconto di una società fuori dal tempo e dal mondo, Milk Teeth ci parla della possibilità di liberarsi dal peso di un patriarcato ingombrante valorizzando la forza di un sapere antico e istintivo custodito principalmente dalle donne. Arricchito da performances attoriali di alto livello, da una fotografia maestosa (Aleksandra Medianikova) che rende palpabile ogni cambiamento atmosferico e da un’attenzione quasi maniacale per ogni rumore della natura (Gina Keller si è occupata del sound design) il film fa dialogare in modo perfetto le immagini che mette in scena e i temi che esplora.

Milk Teeth è prodotto dalla tedesca Weydemann Bros e coprodotto dalla svizzera Dschoint Ventschr Filmproduktion AG e dalla SRF Schweizer Radio und Fernsehen. LevelK si occupa delle vendite all’internazionale.

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