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VENEZIA 2024 Giornate degli Autori

Recensione: Taxi Monamour

di 

- VENEZIA 2024: Il nuovo film di Ciro De Caro è una commedia malinconica che cresce pian piano, su due giovani donne che si avvicinano prima di prendere due strade diverse, senza ritorno

Recensione: Taxi Monamour
Yeva Sai e Rosa Palasciano in Taxi Monamour

Due donne si incontrano, fanno un pezzo di strada insieme e poi si separano, un po’ come quando si prende un taxi, nel nuovo di film di Ciro De Caro, Taxi Monamour [+leggi anche:
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intervista: Ciro De Caro
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, unico titolo italiano in concorso alle 21me Giornate degli Autori della Mostra di Venezia. Dopo l’apprezzato Giulia [+leggi anche:
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, presentato sempre alle Giornate nel 2021, nelle Notte Veneziane, il regista torna a fare squadra con Rosa Palasciano (che per il suo ruolo in quel film era stata candidata al David di Donatello), la quale anche stavolta è interprete e co-autrice della sceneggiatura. Il risultato è un ammirevole ritratto di due giovani donne a un bivio, molto diverse fra loro ma accomunate dallo stesso impulso ad andare controcorrente, che per un breve periodo uniscono le loro solitudini e passano un po’ di tempo insieme, prima di prendere ciascuna la propria strada, probabilmente senza ritorno.

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Anna (Rosa Palasciano) è malata ma non intende curarsi. Anzi, tiene nascosta la sua malattia a tutti, compresa la sua stramba famiglia, composta da una madre sempre sull’orlo di un collasso (Laurentina Guidotti), e da due fratelli, Angelo (l’immancabile Valerio Di Benedetto) e Antonio (Matteo Quinzi), che si contendono il primato di chi dei due abbia effettivamente avuto l’appendicite da piccolo. Dal canto suo, Cristi (l’attrice ucraina Yeva Sai, vista nella serie di successo Mare fuori) vive in Italia con sua zia, lavora come badante presso una vecchia signora e non vede l’ora di tornare nel suo paese, nonostante ci sia la guerra, perché è in Ucraina che stanno le persone che ama. Il suo sguardo triste incontra quello di Anna alla fermata dell’autobus. Il bus non passa e insieme decidono di accettare un passaggio da due sconosciuti. Comincia così la bizzarra amicizia tra Anna e Cristi: la prima prende l’iniziativa e trascina, la seconda è più diffidente, e le interazioni tra loro hanno un che di surreale che diverte e mette a disagio allo stesso tempo.

Il motivo del passaggio in auto ricorrerà più volte nel corso di questa commedia malinconica, che ancora una volta mostra la semplicità e la leggerezza con cui De Caro si approccia ai suoi personaggi ai margini, un po’ sbilenchi. Le caotiche riunioni di famiglia e gli scambi di Anna con suo fratello Angelo, alla ricerca costante di riconoscimento, sono piccole perle di umorismo. La camera a mano si muove fluidamente negli ambienti e da un personaggio all’altro, si ferma sui volti in ascolto, i dialoghi sono spontanei (ma non improvvisati) ed essenziali. Si toccano temi anche importanti come la guerra, la malattia, la vecchiaia, ma è tutto giocato in sottrazione. Taxi Monamour è un film che cresce pian piano, così come lo strano sentimento tra le due protagoniste. “Nous nous aimions le temps d'une chanson” (“ci siamo amati per il tempo di una canzone”) canta Serge Gainsbourg in quello che diventa un po’ il tormentone del film, il brano La Javanaise. Un tempo breve che lascia il segno, così come questo film che esplode all’improvviso, stupisce e commuove.

Taxi Monamour è prodotto da Kimerafilm in associazione con MFF e in collaborazione con Rai Cinema e con Adler Entertainment, che distribuisce il film nelle sale italiane dal 4 settembre. True Colours si occupa delle vendite internazionali.

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