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Recensione: Deux pianos

di 

- François Civil brilla in un film cupo ed eccellente di Arnaud Desplechin, un melodramma tormentato in cui presente e passato si scontrano

Recensione: Deux pianos
François Civil in Deux pianos

"Mi sono visto, ero io ed ero un bambino". Il talento di Arnaud Desplechin come regista ha sempre prosperato in dimensioni psicoanalitiche e catartiche che molti altri autori evitano accuratamente per paura di bruciarsi o affogare. Ma il regista francese si muove su questo terreno come un pesce nell'acqua e i suoi più grandi successi (I re e la regina [+leggi anche:
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, ecc.) hanno sempre attinto a questa fonte, i cui veleni sono a volte difficili da misurare.

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Il suo nuovo film, Deux pianos [+leggi anche:
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intervista: Arnaud Desplechin
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, presentato al 50mo Festival di Toronto e che poi sarà in concorso al 73mo Festival di San Sebastian, non fa eccezione, pieno di sensi di colpa, dolore, malinconia e tristezza, ma il regista è anche riuscito a trovare un involucro molto bello in cui far scorrere il suo torrente romantico di emozioni crude, amori contrastati e tensioni artistiche.

"Perché sei andato in capo al mondo?". Tornato nella sua città natale, Lione, dopo otto anni di esilio come insegnante in Giappone, l'ex giovane prodigio solista Mathias (un notevole François Civil) incontra la sua mentore Elena (la carismatica Charlotte Rampling), che lo ha convocato per un concerto a quattro mani. "Preferisco stare da solo come te. Soffrirai. Per diventare pianista, ho accettato di essere un mostro. Voglio che tu torni in tournée", ordina la star internazionale al suo ex protetto prima di organizzare una prova il giorno dopo. Un desiderio condiviso dai cari di Mathias, dal suo amichevole agente Max (Hippolyte Girardot) alla sua ammirata e amorevole madre Anna (Anne Kessler). Perché nessuno ha capito perché abbia sabotato la sua carriera.

Un mistero che si infittisce quella sera stessa (o si chiarisce, se vogliamo, dato che Arnaud Desplechin è così amante del chiaroscuro) quando, incontrando Claude (Nadia Tereszkiewicz) all'ingresso di una festa, Mathias, colto da un attacco di panico, sviene, mentre la giovane donna fugge. Segue una notte violenta di vagabondaggio solitario e alcolico, preludio a un tuffo nei ricordi, nelle sensazioni di un passato che il presente fa stranamente riaffiorare. Riuscirà Mathias a liberarsi dai tormenti che lo attanagliano? Ritroverà il bambino che era, che vede in un parco e che presto lo ossessiona? Quale futuro sceglierà?

Splendidamente girato dall'intensa macchina da presa a mano di Paul Guilhaume, Deux pianos è una storia (sceneggiatura del regista Kamen Velkovsky) che intreccia magistralmente due livelli: il filo del microcosmo artistico (alimentato da sequenze fantastiche) e quello della vita privata (il graduale svelamento di segreti e le braci di un amore impossibile). Un evento improvviso certamente aiuta lo sviluppo della trama, ma questo non ha importanza data l'eccezionale qualità e densità dell'opera nel suo complesso, sottilmente esaltata dalla complessità narrativa, dalla profondità paradossale dei personaggi principali e da un barlume di speranza nel familiare, nebuloso crepuscolo del cinema di Arnaud Desplechin. Perché "non serve a niente essere infelici, è una perdita di tempo".

Deux pianos è prodotto da Why Not Productions e coprodotto da Arte France Cinéma e Auvergne-Rhône-Alpes Cinéma. Goodfellas guida le vendite internazionali.

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(Tradotto dal francese)

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