Recensione: Ciao Betty
- Pierre Monnard racconta la storia dell’icona svizzera Betty Bossi nel suo film attesissimo che si preannuncia come un grande successo di pubblico

Malgrado in Svizzera la conoscano assolutamente tutti, Betty Bossi non è mai realmente esistita. Eppure molti credono ancora il contrario. Il regista svizzero Pierre Monnard e il produttore zurighese Peter Reichenbach, al quale per primo è venuta l’idea di raccontare questa incredibile success story, hanno deciso di chiarire una volta per tutte la situazione portando sullo schermo la vita di una delle donne più influenti ma sconosciute della Svizzera: Emmi Creola (interpretata da Sarah Spale), la creatrice di Betty Bossi. Il risultato di questa geniale collaborazione è Ciao Betty, una commedia che emana ottimismo da tutti i pori e ci riporta negli anni Cinquanta grazie a un grande attenzione per i dettagli che non possono non suscitare l’ammirazione.
Dare vita a Betty Bossi non è di certo stata un’impresa da poco. Il famoso produttore svizzero a cui dobbiamo successi quali Needle Park Baby [+leggi anche:
recensione
trailer
scheda film] dello stesso Monnard, ha dovuto munirsi di pazienza e perseveranza ma alla fine, per merito di un’inaspettata coproduzione fra enti pubblici (la SRG SSR) e privati (il gruppo editoriale CH Media), il film ha potuto finalmente vedere la luce. Oltre ad incuriosire grazie al tema trattato, la scelta di optare per una commedia che “scalda il cuore” promette un vero successo di pubblico. Quello che è certo, è che l’anteprima romanda, che si è svolta nell’ambito del Geneva International Film Festival (GIFF) prima della sua uscita in sala in Svizzera il 20 novembre con Elite Film, ha conquistato tutti gli spettatori presenti.
Per chi ancora non lo sapesse, Betty Bossi è il personaggio fittizio creato dalla redattrice pubblicitaria zurighese Emmi Creola nel 1956 per promuovere i prodotti alimentari di un cliente influente. Visionaria e audace, Emmi ha dato vita ad una donna che molti hanno creduto esistere in carne e ossa e che, grazie alle sue ricette semplici e “impossibili da sbagliare” che pubblicava sul suo giornale, ha alleggerito il carico di lavoro che pesava ancora esclusivamente sulle spalle di molte casalinghe. Sebbene il personaggio che Emmi ha creato sembra avere una vita da sogno: è una moglie perfetta a cui riesce ogni cosa, la sua vera vita è qualcosa di ben diverso. Circondata da colleghi che pensano di saperne sempre più di lei, da tre bambini e una casa di cui occuparsi e da un marito che sebbene abbia una mentalità più moderna non riesce a gestire solo la situazione, Emmi deve darsi da fare per esistere e imporre le proprie idee.
Se di certo Ciao Betty può essere definito come una commedia brillante, curata sin nei minimi dettagli (nessun dettaglio della scenografia o dei costumi è lasciato al caso) e capace di entusiasmare un pubblico ancora legato alla Betty nazionale, alcuni aspetti della sceneggiatura: gli stereotipi che abitano la signora Bossy o il fatto che rimanga una casalinga, borghese e bianca potevano essere maggiormente approfonditi. Anche l’ottimismo eccessivo che marca alcune scene poteva essere attenuato. Detto ciò, e considerando che la denuncia sociale non è l’obiettivo principale del film, Ciao Betty resta un film importante che riesce a conquistare il pubblico distillando abilmente realtà e finzione e mettendo in evidenza lotta di una donna che, con le possibilità che aveva, ha saputo far evolvere le mentalità.
Ciao Betty è prodotto da C-Films, SRF Schweizer Radio und Fernsehen, SRG SSR e CH Media. Picture Tree International GmbH si occupa della distribuzione internazionale del film.
Ti è piaciuto questo articolo? Iscriviti alla nostra newsletter per ricevere altri articoli direttamente nella tua casella di posta.





















