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Nacho Vigalondo • Regista

“L’intimità ci sembra un valore relativo”

di 

- Open Windows di Nacho Vigalondo è una coproduzione tra Spagna, Francia e Stati Uniti, girato in inglese e con stelle nordamericane come Elijah Wood e Sasha Grey

Nacho Vigalondo  • Regista

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di Nacho Vigalondo è una coproduzione tra Spagna, Francia e Stati Uniti, girato in inglese e con stelle nordamericane come Elijah Wood e Sasha Grey. Cineuropa ha incontrato il regista spagnolo.

Cineuropa: Come stanno andando le vendite di Open Windows dopo il suo passaggio al festival di Austin?
Nacho Vigalondo: Abbastanza bene, grazie a Wild Bunch: in Giappone ed Europa ha fatto molto presto. Quando succede questo, mi sento ferito nell’orgoglio perché penso: non è per me, ma per il cast. Con un cast potente, una pellicola si vende bene. In fase di prevendite, con il film ancora da girare, la fiducia viene riposta nei nomi che richiamano l’attenzione, in questo caso quelli di Elijah Wood e Sasha Grey... perché in Giappone non mi conosce nessuno!

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Da quale sua inquietudine nasce Open Windows?
E’ la prima volta che un film inizia non da me: Enrique López Lavigne e Belén Atienza – i produttori – mi hanno suggerito di girare un thriller in cui il linguaggio di internet fosse molto presente. Ho portato questo approccio all’estremo e ho convertito il film in un fiume di eventi, senza ellissi, attraverso uno schermo costantemente acceso. Ma più che internet, la tecnologia digitale o i social network, mi interessa una cosa molto cinematografica: il tempo reale. Più che il linguaggio dell’ipertesto, mi interessa lo split-screen, una cosa cui siamo abituati. Pertanto, l’impulso alla base di questo progetto è molto più tradizionale di quello che sembra.

La post-produzione sarà stata lunga e complicata…
E’ il film cui ho dedicato più tempo in post-produzione, ma non quello in cui ho avuto più controllo sul risultato finale. In Extraterrestre [+leggi anche:
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potevamo aggiungere o sottrarre cose perché è una pellicola malleabile, anche se non facile. Nel caso di Open Windows, se volevo ritoccare il montaggio, dovevo farlo attraverso il suono, perché era impossibile smuovere tutta questa mole. Non è un film con dei tagli, ma una corrente di informazioni, con un peso digitale monumentale.

Far coincidere i tempi deve essere stato diabolico…
La mia grande sfida era che il film riuscisse a distillare vita pur trattandosi di una questione di logistica. Più che girare, stavamo risolvendo un sudoku: è una cosa che spaventa, perché non dirigi basandoti sull’umanità che deve trasmettere il personaggio, ma montando un puzzle, il che mi riporta a Los cronocrímenes [+leggi anche:
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, che era complicato allo stesso modo.

Nella vita odierna esistono troppe finestre. Non diventeremo un po’ matti?
Io faccio esercizi per non perdere la capacità di concentrazione e ho un cellulare molto basico: chiudo finestre perché mi manca il mio cervello di quindici anni fa, quando avevo più capacità per leggere un testo in profondità o vedere un film dall’inizio alla fine, senza interruzioni.

E’ nata una corrente che difende il diritto a non avere un passato in rete.
E’ interessante il diritto a non esserci: stabilire che la macchina stia al nostro servizio, e non il contrario. Il motore del film è ripristinare la connotazione negativa dell’essere sempre esposti e scoprire come qualcosa di positivo il non stare davanti a una videocamera. Ci piace stare sempre davanti a un obiettivo, e in cambio di piccoli piaceri, consegniamo la nostra privacy a una società: le leggi sull’esposizione dei bambini nei media sono molto dure, però vedi bambini fare i buffoni su youtube per compiacere i genitori. La privacy ci sembra un valore relativo. Open Windows cerca di recuperare questa sensazione antica di panico nello stare davanti a una videocamera.

Qualcosa da cui non si torna indietro…
Penso che ci saranno problemi: si cominciano a dare nomi a queste sindromi. Siamo in un’epoca come quella di Mad Men in cui la gente fumava senza sapere che provocasse il cancro: siamo la generazione che sta testando, scoprendo gli effetti di internet sulla nostra capacità d’attenzione. Ora il deficit d’attenzione è un’epidemia globale. Quando questa sindrome avrà un nome e ci saranno terapisti che la cureranno, vedremo tutto in un altro modo.

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(Tradotto dallo spagnolo)

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