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Alessandro Rak • Regista

“Nell'animazione, c'è un significato dietro ogni cosa"

di 

- Il regista italiano viaggia attraverso il tempo, lo spazio, la tristezza e la felicità nel suo film, L'arte della felicità, in programma all'Anima Festival di Bruxelles

Alessandro Rak  • Regista

Il regista italiano Alessandro Rak continua a viaggiare nei festival con L'arte della felicità [+leggi anche:
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intervista: Alessandro Rak
scheda film
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, sua ambiziosa e filosofica opera prima d'animazione. Cineuropa ha parlato con lui in occasione della sua partecipazione all'Anima Festival di Bruxelles.

Cineuropa: Qual è stata la sfida più grande nel realizzare L'arte della felicità?
Alessandro Rak: E' stata tutta una sfida. Non avevamo né uno studio né una produzione per l'animazione. Avevamo solo l'idea del nostro produttore, Luciano Stella. Lui pensava che l'animazione fosse il mezzo perfetto per trattare il tema della pellicola. Tema che è al centro di L’Arte della Felicità, il festival che organizza ogni anno a Napoli, sull'arte tradizionale e come viene trasmessa tra le generazioni. E' stato molto difficile fare un film che trattasse tutti questi temi e che intrattenesse il pubblico.

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Nonostante il titolo, il film è soprattutto sulla tristezza. E' possibile parlare della felicità senza parlare di essa?
E' una parte dell'assunto taoista. Gli opposti aiutano a capire un concetto, che esiste solo attraverso di essi. Ho pensato che fosse un contrasto interessante mostrare Napoli nel modo in cui si vede nel film. Lo stile di vita di Napoli è, allo stesso tempo, molto diverso dallo stile di vita orientale, che il fratello di Sergio cerca di abbracciare. I luoghi a Oriente sono spesso luoghi in cui si può "aprire" il tempo. Insieme, questi opposti creano qualcosa di molto speciale.

La storia è ambientata a Napoli, ma il film passa attraverso molte cose…  Voleva relazionare la felicità con il tempo più che con un luogo?
Ci sono molte ragioni per cui abbiamo scelto Napoli, ma anche una ragione artistica: volevo aprire un dialogo tra la gente e la città in cui vive, che è piena di contraddizioni ed è perennemente minacciata dal Vesuvio. Possiamo essere contenti, ma dobbiamo tenere a mente che la minaccia è reale intorno a noi. E che la vita dura solo un tempo limitato… Allo stesso tempo, la percezione del luogo è differente in ogni momento della tua vita. I luoghi e la gente ti aiutano a sentire questa cosa. Lavorare alle proprie percezioni è quindi un buon modo per intendere il concetto di tempo, la vita e la realtà.

Quanto è importante il simbolismo nel film?
Il simbolismo è molto importante. Però mostrarlo è stato anche molto difficile. Quando lavori a un film d'animazione, devi creare tutto. Nell'animazione, c'è un significato dietro ogni cosa che mostri sullo schermo. C'è una scelta dietro tutto quello che vedi nel film. Lavorare sui simboli è stato per me il miglior modo di creare un ambiente intellettuale senza renderlo troppo evidente al pubblico.

Qual è stato il motivo dietro le scelte di tecnica visiva?
Il film è stato come un luogo dove capire di più sul linguaggio visivo. Ma devo dire che davvero non so se ho un motivo per aver scelto questo stile. Abbiamo dovuto trovare un equilibrio tra le diverse tecniche di lavoro degli animatori, giacché alcuni che hanno lavorato al film sapevano disegnare, e altri no. Ma avevamo tutti la volontà di lavorare per raggiungere il nostro obiettivo.

Come vede la situazione dell'industria dell'animazione in Italia?
E' difficile. Molti giornalisti hanno parlato del nostro film, e questo ci ha aiutato, sicuramente. Ma l'industria non è ben radicata in Italia, e più precisamente , a Napoli. Non abbiamo una cultura dell'animazione. E' anche, e soprattutto, nella mente delle persone, un genere per bambini. Quindi è molto difficile, perché i film non sono ben distribuiti, e tutto si relaziona più col denaro e i mezzi finanziari che con la cultura e l'umanità.

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(Tradotto dall'inglese)

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