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IDFA 2016

Almost There, un omaggio alla solitudine

di 

- Il film di Jacqueline Zünd, presentato in prima mondiale all’International Documentary Film Festival Amsterdam, ci guida nel quotidiano di tre anime alla deriva che resistono, malgrado tutto

Almost There, un omaggio alla solitudine

L’ultimo documentario della zurighese Jacqueline Zünd, Almost There [+leggi anche:
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, presentato in prima mondiale all’International Documentary Film Festival Amsterdam, è un ritratto sensibile e toccante di tre uomini confrontati al passare inesorabile del tempo. È ancora possibile tracciare il proprio cammino in un mondo diventato ormai indifferente? Ha ancora senso parlare di felicità raggiunto l’autunno della propria vita? I tre protagonisti di Almost There cercano di dare un senso a queste e altre domande, alla ricerca di un po’ di calore, di un tocco umano che li possa svegliare dalla propria malinconia.

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Bob abbandona il confort della sua casa per un camping, rifugio effimero che l’accompagna durante un viaggio introspettivo nel deserto californiano. Steve, drag-queen e stand-up man, decide di andarsene per sempre dalla sua Inghilterra natale alla ricerca della redenzione. Il suo paradiso su terra si chiama Benidorm, una città spagnola conosciuta per le sue spiagge e la sua vita notturna. A Toyo ritroviamo infine Yamada, un pensionato misterioso dal viso poetico che ritrova la gioia di vivere leggendo favole ai bambini. Tre uomini, tre destini avvolti da un sentimento comune di malinconia e solitudine, illuminati solo a sprazzi da momenti di gioia fugace. I loro corpi, stanchi ma vittoriosi, si fondono nel decoro come se fossero incapaci di imporre la propria presenza in un mondo che sembra ormai non appartenergli. Almost There è un documentario dominato da “ostacoli” che impediscono di osservare direttamente i personaggi, spesso filmati controluce o avvolti dall’oscurità. Il loro riflesso è filtrato attraverso degli specchi o incorniciato da porte e finestre, come un quadro nel quadro che li imprigiona e li rassicura. Chi sono realmente? Cosa cercano? I tre personaggi non riescono più a “vedersi”, come fantasmi tra i fantasmi. La cinepresa, spesso fissa, cattura dei momenti fugaci e in apparenza insignificanti del loro quotidiano, trasformandoli in magia e malinconica poesia: Yamada seduto immobile mentre aspetta la metro o ancora Steve che mangia solo in una tavola calda, vestito di paillettes. La loro solitudine, che racchiude in se i tesori di un passato lontano, ricorda a tratti la potenza evocativa di Nan Goldin. Le voci fuori campo dei protagonisti aleggiano sul film e li guidano in quello che sembra essere un pellegrinaggio verso un’utopica felicità. Le loro bocche sono sigillate (tranne in rare, rarissime occasioni), come se fossero stati deprivati della parola, solo le immagini e le voci fuori campo guidano la loro presenza sullo schermo. Jacqueline Zünd traduce in immagini i loro pensieri, il loro prezioso universo interiore, con rispetto e impressionante forza estetica. 

La splendida colonna sonora di Max Avery Lichtenstein (Tarnation) accompagna le immagini con indelebile malinconia, senza turbarle ma al contrario alimentandone la fiamma. La musica e la notte, silenziosa e avvolgente, sembrano ormai le uniche compagne di Bob, Steve e Yamada. Jacqueline Zünd filma le loro vite, i loro visi e i loro corpi con rispetto e sensibilità, alla ricerca della luce. I tre protagonisti si svelano e confessano davanti alla cinepresa nella speranza di lasciare una traccia della loro esistenza. Un film glorioso.

Almost There è prodotto da Hugofilm Productions, Intermezzo Films, Schweizer Radio und Fernsehen, RTS Radio Télévision Suisse, SRG SSR, ARTE e venduto internazionalmente da First Hand Films.

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