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KARLOVY VARY 2017 Concorso Documentari

Recensione: Muchos hijos, un mono y un castillo

di 

- KARLOVY VARY 2017: Lo spagnolo Gustavo Salmerón diverte, emoziona e ritrae un’epoca con questa cronaca dell’ascesa sociale della propria famiglia, capitanata da un’affascinante madre

Recensione: Muchos hijos, un mono y un castillo

Ultimamente il cinema spagnolo, nel suo versante documentario o al confine con questo genere, ci sta regalando molte sorprese, dimostrando che i film domestici e le radiografie familiari sono una fonte inesauribile di tematiche, conflitti e sfumature: tra gli esempi recenti, Converso [+leggi anche:
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– o lo stupore del suo regista dinanzi alla fede incrollabile dei suoi cari – e La película de nuestra vida [+leggi anche:
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, la nostalgia cinefila come albero genealogico. Ora il 52° Festival di Karlovy Vary presenta il documentario Muchos hijos, un mono y un castillo [+leggi anche:
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, primo lungometraggio dell’attore Gustavo Salmerón, vincitore del Goya del miglior corto nel 2002 per quella fantasia gastronomico-romantica intitolata Desaliñada.

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In principio, sembrerebbe che Muchos hijos… abbia poco a che fare con quel corto, e invece, scavando nella psicologia sotterranea di questo documentario sorprendente, si trova il nesso: solo un figlio di Julita, la matriarca fantasiosa, traboccante e coraggiosa della famiglia di Gustavo Salmerón, poteva girare una mattana tanto audace, dove le insalate copulavano con i pesci e una cozza aveva persino il volto di Roberto Álamo. Anche Mastretta, compositore di colonne sonore non sufficientemente riconosciuto in Spagna, lega le due opere: ha infatti composto le musiche di entrambe.

Girato nelle province di Valencia, Cuenca e Barcellona, dove si trova il castello menzionato nel titolo, Muchos hijos… ha le fattezze di un video casalingo composto da spezzoni di molti altri filmati, girati con una mini dv obsoleta nell’arco di quattordici anni. Percorso da un saldo ottimismo, il film ha per protagonista una donna che ha più di 80 anni e che ricorda la meravigliosa Rafaela Aparicio di Mamá cumple cien años, uno dei film più applauditi di Carlos Saura: anche qui la matriarca è una signora che sa come affrontare lo scorrere del tempo, i tradimenti della vita e i capricci del destino.

Julita è anche l’emblema della Spagna, conosciamo tutti una come lei: una Don Chisciotte al femminile col magnetismo immediato della leader, una bambina di 80 anni che trascina i suoi tanti figli a partecipare ai suoi giochi. Gustavo Salmerón, il più giovane della prole, ha saputo apprezzarlo e ha avuto la pazienza, il coraggio e la generosità di condividerlo con lo spettatore: per questo ha selezionato 90 minuti da 400 ore di girato (e una menzione speciale va al lavoro dei montatori, Raúl de Torres e Dani Urdiales: il ritmo non cala mai), ha dato al film un tono di commedia agile e amara (sono molte le letture che se ne possono fare) e ha scritto – insieme a Torres e Beatriz Montañez – una sceneggiatura strutturata come un film di finzione, dove non manca un macguffin geniale, grottesco e terribile che piacerebbe, tra mille risate, anche all’impertinente duo Berlanga/Azcona.

Muchos hijos, un mono y un castillo è un film girato, diretto, co-firmato e prodotto da Gustavo Salmerón attraverso la sua compagnia (Gustavo Salmerón P.C.).

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(Tradotto dallo spagnolo)

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