email print share on Facebook share on Twitter share on LinkedIn share on reddit pin on Pinterest

Edouard Waintrop • Delegato generale della Quinzaine des réalisateurs

"Bisogna saper passare da un mondo all’altro"

di 

- Edouard Waintrop, delegato generale della Quinzaine des réalisateurs, parla della sua selezione 2016

Edouard Waintrop  • Delegato generale della Quinzaine des réalisateurs
(© Quinzaine des réalisateurs)

Incontro con Edouard Waintrop, delegato generale della Quinzaine des réalisateurs la cui 48a edizione di svolgerà dal 12 al 22 maggio 2016 nell’ambito del 69° Festival di Cannes.

Cineuropa: Quali sono le caratteristiche della sua selezione 2016 (leggi la news)?
Edouard Waintrop: Abbiamo film formidabili con grandi nomi che non immaginavamo di avere, come Marco Bellocchio ad esempio, ma anche AlejandroJodorowsky e Pablo Larraín, cineasti affermati come Joachim Lafosse, e giovani come Houda Benyamina, Sacha Wolff, Claude Barras e Shahrbanoo Sadat. L'importante in una selezione è che possa toccare pubblici molto diversi o che porti uno stesso pubblico a sentimenti molto diversi.  

(L'articolo continua qui sotto - Inf. pubblicitaria)

Il mix di generi è una costante delle sue selezioni.
Quando si presentano tra i 15 e i 20 film, bisogna poter passare da un mondo all’altro, da una sensazione all’altra. Ci sono in particolare tre film polizieschi che non si somigliano affatto (una sorta di B movie all’americana con il film canadese Mean Dreams, un Mumbai noir di Anurag Kashyap e un poliziesco molto tagliente di Paul Schrader in chiusura), due documentari, qualche commedia più indefinibile, un film d'animazione... C’è anche molto sentimento nei diversi film con personaggi chiusi, duri all’inizio e che si aprono alla tenerezza del contratto altrui o di certe situazioni: è il caso di Gérard Depardieuin Tour de France [+leggi anche:
recensione
trailer
intervista: Rachid Djaïdani
scheda film
]
di Rachid Djaïdani o della giovane ladra violenta di Fiore [+leggi anche:
recensione
trailer
Q&A: Claudio Giovannesi
scheda film
]
di Claudio Giovannesi che scoprirà l’amore in prigione. Il film faro di questa tendenza è Fai bei sogni [+leggi anche:
recensione
trailer
Q&A: Marco Bellocchio
scheda film
]
di Marco Bellocchio, la storia di un ragazzino che perde sua madre all’improvviso per una ragione che ignora e che cercherà crescendo - il film si svolge nell’arco d’età tra i 10 e i 40 anni – di ricostruirsi a livello sentimentale. E anche L'Économie du couple [+leggi anche:
recensione
trailer
intervista: Joachim Lafosse
scheda film
]
di Joachim Lafosse è in questa vena sentimentale, anche se tratta di una coppia lacerata. 

Tre film italiani, è eccezionale!
E’ la mia quinta selezione alla Quinzaine ed è la prima volta che prendo film italiani. Sono tre generazioni di cineasti: Marco Bellocchio ha 76 anni, Paolo Virzì 52 e Claudio Giovannesi 37. Li abbiamo scoperti in momenti diversi della selezione. So da tempo che il cinema italiano è ripartito perché gestisco due sale a Ginevra dove abbiamo fatto molte cose col cinema italiano. Paolo Virzì è un cineasta che seguo da anni e sono molto contento di avere La pazza gioia [+leggi anche:
recensione
trailer
Q&A: Paolo Virzì
scheda film
]
che è un film italiano come te lo aspetti, al contempo molto impegnato socialmente, divertente e triste. Bellocchio è un maestro e ci offre un film su un tema che aveva già trattato in maniera completamente diversa in L’ora di religione [+leggi anche:
trailer
scheda film
]
e pure in Vincere [+leggi anche:
recensione
trailer
intervista: Cannes 2009 Marco Belloc…
intervista: Filippo Timi - attore
scheda film
]
: la figura della madre e anche della madre assente. Quanto a Claudio Giovannesi, lo avevamo scoperto quattro anni fa con Alì ha gli occhi azzurri [+leggi anche:
recensione
trailer
intervista: Claudio Giovannesi
scheda film
]
che stavamo per selezionare e torna con Fiore, che è un piccolo capolavoro e sarà senza dubbio una delle rivelazioni di Cannes. 

Con cinque film francesi, tre italiani, due cileni, due americani e due canadesi, cinque paesi rappresentano poco più di tre quarti della selezione, cosa relativamente insolita.
E’ raro, ma è capitato. Non ci aspettavamo di avere tre film italiani poiché ne abbiamo preso uno a gennaio, il secondo a fine marzo e l’ultimo poco prima dell’annuncio della selezione. La Francia è invece sempre presente alla Quinzaine perché c’è una certa pressione, non c’è da farsi illusioni (ride), anche se alcuni film farebbero meglio ad aspettare un po’... Quanto alle proposte dagli Stati Uniti, sono state come sempre importanti e abbiamo la fortuna di avere il ritorno di Paul Schrader e, dall’altra parte, un documentario politico su Julian Assange firmato dalla regista Laura Poitras che ha vinto l'Oscar 2015 con Citizenfour [+leggi anche:
trailer
scheda film
]
, il suo film su Snowden. In generale, scegliamo in funzione della qualità dei film e stavamo quasi per prendere tre film cileni. Dipendiamo da quello che ci viene proposto e a volte reagiamo in maniera forte. Questo può giocarci brutti scherzi perché alcuni si servono delle nostre reazioni per alzare la posta altrove, e talvolta ci riescono. Ma sono cose che capitano... 

E il resto d’Europa?
Ho adorato Ma vie de courgette [+leggi anche:
recensione
trailer
intervista: Claude Barras
scheda film
]
dello svizzero Claude Barras. Eravamo anche a un passo dall’avere uno o due film inglesi, e nella Repubblica ceca, ad esempio, ci sono cineasti interessanti come Petr Vaclav. Ma la mia preoccupazione non è creare un equilibrio europeo e mondiale, ma prendere i 18 film che preferisco, al di là degli equilibri geografici.   

I rappresentanti francesi sono volti piuttosto nuovi?
E’ vero che Houda Benyamina e Sacha Wolff sono sconosciuti, ma anche se sono cineasti discreti, Rachid Djaïdani che era già alla Quinzaine quattro anni fa con Rengaine [+leggi anche:
recensione
trailer
intervista: Rachid Djaïdani
scheda film
]
, e Sébastien Lifshitz che ha vinto il César del miglior documentario per Les invisibles [+leggi anche:
trailer
scheda film
]
, sono un po’ noti. Volevamo uno o due lungometraggi francesi e poi prendere i film che preferivamo, che sono quindi quelli di Rachid Djaïdani, Sébastien Lifshitz e Solveig Anspach.

(L'articolo continua qui sotto - Inf. pubblicitaria)

(Tradotto dal francese)

Ti è piaciuto questo articolo? Iscriviti alla nostra newsletter per ricevere altri articoli direttamente nella tua casella di posta.

Privacy Policy