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SOLETTA 2018

Seraina Rohrer • Direttrice delle Giornate di Soletta

"I festival rappresentano ancora un momento a parte"

di 

- Cineuropa ha incontrato Seraina Rohrer, direttrice delle Giornate di Soletta, per parlare della nuova edizione del festival e del futuro della cinematografia elvetica

Seraina Rohrer • Direttrice delle Giornate di Soletta

Cineuropa ha incontrato Seraina Rohrer, direttrice delle Giornate di Soletta, per parlare della nuova edizione del festival e del futuro della cinematografia elvetica.

Cineuropa: Potrebbe fare un primo bilancio di questa nuova edizione?
Seraina Rohrer:
 Il pubblico ma anche i cineasti hanno mostrato molto interesse per questa nuova edizione e ne sono contenta. Soletta è il luogo degli incontri, una vetrina per i film proiettati in anteprima ma anche un’occasione per riscoprire grandi cineasti, penso soprattutto ai nostri ospiti d’onore. A tal proposito, per i film di Christoph Schaub le sale erano quasi sempre piene. Sono felice di vedere che c’è un pubblico interessato ai cineasti svizzeri e alle loro storie. Vale anche per il programma Bolex che racconta la storia di una piccola "rivoluzione tecnologica" svizzera che ha fatto il giro del mondo e che ha accompagnato molti cineasti. Sono rimasta sorpresa dal vedere quanto questa storia affascini gli appassionati di cinema e non solo. 

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Da quando è alla guida delle Giornate di Soletta, pensa di essere riuscita a colmare in parte il divario tra le varie realtà linguistiche svizzere?
Soletta è davvero un luogo che consente scambi tra registi diversi provenienti da diverse regioni linguistiche. Si incontrano per discutere, approfondire gli scambi sul cinema svizzero. Negli ultimi anni ci sono state più coproduzioni tra i vari partner svizzeri, e questo rappresenta per me un segnale forte. Dimostra al mondo che possiamo e dobbiamo collaborare tra le diverse regioni linguistiche e i diversi partner. È anche grazie al supporto della televisione se ci sono più progetti di questo tipo. Permette di entrare in contatto con gli "altri", di passare dal "me" al "noi". La votazione sul progetto No Billag rischia di compromettere la nostra identità multilinguistica e multiculturale. 

In quale direzione stanno andando le Giornate di Soletta?
Soletta è un luogo di incontro e discussione per le diverse regioni linguistiche ma anche per il settore e non intendiamo cambiare, anzi. Inoltre, bisogna aprirsi a nuovi formati, più interattivi, come abbiamo fatto con il Future Lab. La nuova leva è anche molto importante per noi: penso ai giovani talenti che escono dalle scuole ma anche ad autodidatti che possono finalmente affrontare il settore. Trovo che i festival stiano diventando sempre più un luogo di incontro e di riflessione. Il pubblico è abituato a vedere film su Ipad e telefonini, ma durante i festival è diverso. So che c’è gente che si prende le ferie per vedere i film a Soletta e lo trovo bellissimo. Le Giornate di Soletta diventano un momento speciale durante il quale s può riflettere, incontrare e interagire con persone che amano il cinema. È un momento di incontro, di vicinanza, davvero stimolante. C'è una tendenza generale all'individualismo e al consumo, ma i festival sono ancora un momento "a parte" che favorisce l'immersione e l'incontro. 

Riguardo a questa 53a edizione, potrebbe citare qualche film di giovani registi/e che l’hanno particolarmente colpita?
Quest’anno abbiamo selezionato diversi film di giovani registi. Vorrei segnalare, fra gli altri, L’ile sans rivages di Caroline Cuénod, un film estremamente interessante e molto particolare. Grazie alla sezione Panorama svizzero documentari, di cui il film fa parte, imparo ogni volta cose nuove, sulla Svizzera e anche sul mondo; è davvero appassionante. Per quanto riguarda la nuova leva citerei anche Tranquillo [+leggi anche:
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 di Jonathan Jäggi, un regista autodidatta al suo primo lungometraggio.

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(Tradotto dal francese)

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