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Cédric Anger • Regista

"Un finto film di genere"

di 

Nato nel 1975 ed ex giornalista dei Cahiers du Cinéma, Cédric Anger ha successivamente deviato verso la sceneggiatura, in particolare per Xavier Beauvois (Selon Matthieu e Le petit lieutenant [+leggi anche:
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), prima di dirigere il suo primo lungometraggio: Le Tueur [+leggi anche:
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. Con protagonisti Grégoire Colin e Gilbert Melki, il film è stato distribuito da UGC in Francia a inizio 2008 e presentato all'ultimo festival di Rotterdam nella sezione Sturm und Drang.

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Cineuropa: perché un film di genere per il suo primo lungometraggio?
Cédric Anger: ragiono da spettatore, con l'idea di fare un film che mi piacerebbe vedere. E se taluni hanno bisogno di esorcizzare qualcosa, di raccontare una storia intima nel loro primo film, io non ho questo desiderio di autobiografia. E' attraverso il genere che ho amato il cinema, con i film della Nouvelle Vague, ma soprattutto i film americani degli Anni '70.

Quali sono stati i principi alla base di Le Tueur?
E' un finto film di genere perché al di là dell'intrigo, volevo imprimere uno stile e un ritmo personali, persino una certa lentezza. Non volevo preoccuparmi che fosse efficace. I personaggi sono più che altro figure: non si conosce il loro passato, il loro presente, il loro futuro, tutta la psicologia nel profondo. Non è un film realista, ma una sorta di fantasticheria su questa figure in questo quartiere dell'est di Parigi.

Il soggiogamento del carnefice da parte della sua vittima: è questo l'unico filo conduttore del film?
C'erano due idee. All'inizio il carnefice e la sua vittima esistono solo l'uno in rapporto all'altro. Così, fanno le stesse cose in momenti differenti, come nelle scene della vasca da bagno o in macchina. E' anche grazie a questo parallelismo che nascono molte concatenazioni: è un modo per legarli, per mostrare che c'è un rapporto segreto tra loro. Poi, bisognava vedere in quale momento uno dei personaggi entrava nel movimento dell'altro: è l'errore dell'omicida che dovrà decriptare questo movimento per poter ritrovare la sua missione primaria. Non volevo metterci la psicologia, preferivo mostrare i comportamenti. Per la versione internazionale, ci siamo resi conto che c'erano due terzi di dialoghi in meno rispetto al film francese originale. E questi silenzi erano presenti già nella scrittura: fare un film un po' secco e sulla regia.

Il film evoca Apocalyse Now, Preminger, Melville. Quali sono i suoi principali riferimenti?
Sono alle prime armi, ben lontano da quei livelli. Non si tratta di imitare o di fare film da cinefilo assoluto, ma di utilizzare una cultura cinematografica per farsi capire meglio. I riferimenti più consapevoli sono Sueurs froides e Vertigo per le scene di pedinamento: filmare un personaggio che viene poco a poco soggiogato dalla persona che lo segue, mostrando questi pedinamenti come un rapporto d'amore. C'è anche Taxi Driver per le suggestioni della città, la notte e la solitudine.

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